The Butterfly Effect: L’anomalia
Se la clonazione umana fosse possibile, la si potrebbe usare per un bene superiore? E i cloni avrebbero il diritto di differenziarsi dai propri originali, se volessero, o sarebbero per sempre vincolati all’origine delle loro cellule madri? Questo racconto è una riflessione aperta su un argomento futuristico, ma non troppo.
Tema: Clonazione umana – Ambientazione: Futuro, Fantascienza
Anckorman: Intervistiamo adesso il Professor Diamond, uno dei massimi esperti sugli Equivalenti ed il loro adattamento in mezzo agli Originali.
Professore, da quanto tempo lavora alla coltivazione di Equivalenti?
Professor: Mio caro amico, da tutta la vita. Sono stato allevato da un padre Equivalente, ma quando ho saputo che lo era avevo già intrapreso la mia carriera di scienziato. Fu una scoperta casuale: durante la mia tesi di dottorato, spulciando fra gli archivi alla ricerca dei primi casi di inserimento di Equivalenti in famiglia, fui incuriosito da una cartella col nome di mio padre. Scoprii che l’Originale era morto di insufficienza cardiaca all’improvviso a soli 43 anni, e che mia madre, incinta, aveva accettato di avere accanto un Equivalente al quale vennero trasferiti tutti i ricordi di suo marito fino all’ultimo back up, che 65 anni fa si faceva ogni due mesi recandosi personalmente alla Memento Bank.
A: Fu uno shock per Lei scoprirlo?
P: All’inizio si. Cominciai a chiedermi chi fosse quell’uomo e come sarebbe stato essere cresciuto dal mio padre biologico, ma poi decisi di parlarne direttamente coi miei genitori. Mio padre disse di avere solo un buco di memoria di circa tre mesi, come se avesse subìto un coma per un incidente d’auto. Sapeva di essere morto e di essere in realtà un Equivalente, ma non riusciva a percepire alcuna differenza. Mia madre confermò di essersi trovata accanto la stessa identica persona che aveva seppellito poche settimane prima che l’Equivalente fosse attivato, meno quei tre mesi di memoria mancante. Le uniche cose differenti, mi disse, furono piccoli cambiamenti nei gusti di mio padre: al contrario dell’Originale, il clone odiava il fumo di sigaretta, non gradiva molto il gusto del salmone, per il quale prima impazziva, ed era diventato più romantico ma meno spavaldo.
A: Come mai queste differenze? Sono mutazioni genetiche?
P: Non esattamente. Succede spesso che gli Equivalenti presentino delle piccole variazioni di gusti e carattere. Oggi si ritiene che siano dovuti, più che a mutazioni, a microscopiche variazioni nell’espressione genica. Il DNA è qualcosa di incredibilmente variabile: anche se clonato, quindi esattamente identico all’originale, può presentare delle modifiche nella produzione delle proteine codificate, che vengono “fabbricate” in quantità minore o maggiore rispetto all’Originale in relazione agli stimoli ambientali ricevuti.
A: E’ questo il Butterfly Effect?
P: Si, lo definiamo così. Oggi sappiamo che la presenza di queste anomalie dipende dagli stimoli ambientali che l’Equivalente riceve durante lo sviluppo in laboratorio: un odore, un suono, uno sbalzo di temperatura, uno stimolo tattile, qualunque cosa può modificare l’effettiva “equivalenza” del clone all’originale. Ogni dettaglio potrebbe essere responsabile di un effetto domino più o meno imponente, per questo è essenziale che la creazione e lo sviluppo dell’Equivalente avvenga in modo più perfetto possibile.
A: Mi scusi la domanda impertinente, ma visto che siamo in argomento vorrei approfondire un po’ la questione. E’ così che avete spiegato i casi di omicidio e le richieste di risarcimento?
P: Prego, chieda pure. C’è tanta disinformazione, e quando domenica prossima ci sarà il Referendum per l’abolizione della Legge sulle Sostituzioni Equivalenti la gente dovrà essere più consapevole possibile della scelta che farà, poiché ne va della felicità di milioni di bambini, uomini e donne nel mondo.
Iniziamo dalla richiesta di risarcimento di quell’uomo che aveva perso la fidanzata in un incidente d’auto. L’Equivalente, dopo solo due settimane, disse non solo di non amarlo, ma di provare addirittura una enorme repulsione verso il suo odore, arrivando a sviluppare una sorta di reazione psico-somatica orticarioide nei punti di contatto fisico con lui. Lo lasciò e tornò a casa dalla famiglia della sua Originale, quindi si rifece una vita con un altro uomo. Il fidanzato, disperato, fece causa alla Equiclone&co. accusandoli di aver creato una donna che aveva solo l’aspetto della sua amata, ma che non era la stessa persona morta in quell’incidente. Venne aperta un’inchiesta; analizzando i ricordi della ragazza si evinse che già da qualche tempo le cose non andavano benissimo fra i due, sebbene entrambi si impegnassero per salvare la loro relazione. Ma l’elemento dirimente fu il campione di DNA che quell’uomo aveva fornito all’azienda per la Rigenerazione, derivante da uno spazzolino da denti. Si scoprì che il DNA dell’Equivalente si era contaminato con materiale genetico appartenente a lui e che il clone aveva sviluppato una reazione di rigetto durante la fase di sviluppo in vitro, che si era perpetrata poi in vivo. Tutte le accuse vennero rigettate, la Equiclone non è responsabile di danni collaterali per contaminazioni dovute all’utente. Per evitare casi simili, ovviamente sono quasi 50 anni che il materiale genetico puro viene estratto in maniera controllata e conservato adeguatamente nella Memento Bank insieme ai ricordi di tutti gli originali, il cui upload avviene, come tutti sappiamo, ogni 8 ore tramite i nostri olografi cerebrali.
A: Però l’infanticidio di Minsk di 16 anni fa non fu un “danno collaterale” dovuto all’utente. Ricordiamo ai nostri ascoltatori che stiamo parlando di una famiglia come tante, che in seguito alla morte della giovane madre per tumore aveva restituito una mamma Equivalente ai suoi tre bambini di 7, 5 e 2 anni. L’Equivalente, però, mostrò segni di fragilità mentale e di odio verso i propri stessi figli, non tollerando in particolare la loro voce. Un giorno durante un banale litigio fra bambini la madre iniziò a urlare contro di loro sempre più forte, intimandogli il silenzio, che cadde in maniera innaturale. I vicini, allarmati, chiamarono la Polizia, ma quando essa intervenne trovò la donna immersa nel sangue dei tre bambini, uccisi a coltellate, serenamente intenta a leggere un libro “in silenzio”, come disse alle forze dell’ordine. Cosa ci dice di questa raccapricciante faccenda, Professore?
P: Ci stavo per arrivare. In quel caso si trattò di una incredibile fatalità. Le indagini, come è noto, risalirono ad una dipendente addetta alle Rigenerazioni. In una delle fasi più delicate del processo di clonazione, cioè la formazione dei collegamenti fra organi di senso, emozioni e sistema nervoso, uno dei robot che si dedicavano a rendere l’ambiente di Rigenerazione sterile ed incontaminato ebbe un arresto inconsueto. L’operaia di turno, che stava supervisionando il processo mentre parlava con l’ologramma della propria figlia, andò subito a riparare il guasto, dimenticando però non solo di interrompere le comunicazioni con la figlia, ma anche di sigillare l’ambiente di collegamento con la sala di Rigenerazione. Per alcuni secondi il clone venne esposto ad urla e schiamazzi da parte degli ologrammi dei nipotini dell’impiegata, che si erano introdotti nella comunicazione, erano stati sgridati aspramente dalla madre, avevano iniziato a piangere e per i troppi strepiti avevano ricevuto una sculacciata ciascuno. Quando l’operaia, accortasi del guaio, aveva provveduto a rimediare, non poteva immaginare che quella manciata di secondi di esposizione erano ormai stati fatali alla riuscita della Rigenerazione, e la donna risultò altamente intollerante agli stimoli, soprattutto acustici, provenienti dai bambini, fino alle reazioni violente. Il resto della tragica storia la conosciamo. L’azienda ha compensato la famiglia omaggiando il padre delle due figlie Rigenerate e di un incredibile risarcimento in denaro, ma per loro, probabilmente, la vita non è mai più stata come prima.
A: Questo è uno di quei casi in cui l’imprevisto rende dannosa la Rigenerazione sia per gli Originali che per gli stessi Equivalenti, motivo che ha spinto la fazione dei Naturisti a chiedere l’abrogazione della Legge sulle Sostituzioni degli Equivalenti, sostenendo un ritorno alle “leggi di natura” in cui la morte era definitiva. Lei che ne pensa?
P: Che sono tutte sciocchezze. Abbiamo una Legislazione molto moderata in materia, che consente la clonazione umana solo in casi ben definiti di morte prematura con esplicita volontà del soggetto di essere rigenerato e profili psicologici altamente monitorati. Gli Equivalenti moderni non sono gli stessi di 50 anni fa, e nemmeno di 10 anni fa. L’ambiente di Rigenerazione rasenta la perfezione e la riuscita dello sviluppo dei cloni come copie assolutamente conformi all’Originale è del 99.7%. Grazie alle Leggi sulla Sostituzione degli Equivalenti abbiamo potuto restituire madri e padri, figli e figlie, mariti e mogli, fratelli e sorelle, aggirando la malattia e la morte laddove la Medicina non è ancora arrivata a sconfiggerle. Sono stati documentati 16.461 casi di non conformità all’Originale negli ultimi 100 anni, ma di questi solo 986 hanno avuto conseguenze rilevanti o talora gravi, e solo 12 sono capitate negli ultimi 10 anni. Gli Equivalenti che attualmente circolano sul pianeta solo in questo momento, invece, sono oltre i 100 milioni. Cento milioni di famiglie felici, capisce? Viene rigenerato non meno di un milione di Originali all’anno, a volte anche due o tre. Cosa rappresenta una manciata di errori rispetto a queste cifre? E’ solo un piccolo prezzo da pagare, il frutto del caso e dell’errore umano, un rischio calcolato che i Naturisti stanno cercando di infangare rigettandoci nel Medioevo del XXIII secolo. Forse che dei bambini innocenti non meritano di avere dei genitori? O dei genitori i loro figli? Sarei dovuto crescere orfano io stesso, e mia madre vedova a soli 36 anni? Non meritiamo tutti noi una seconda possibilità per essere felici, o almeno per non essere troppo infelici quando ci viene brutalmente strappata una persona cara?
A: Grazie Professore, i nostri spettatori troveranno di certo utile il Suo punto di vista per riflettere a fondo sulla questione e fare la loro scelta nel Referendum di domenica prossima. Ancora un’ultima domanda, se mi permette. La Equiclone&co. sostiene che gli Equivalenti sono identici agli Originali, di cui prendono il posto in maniera naturale, come se si risvegliassero da un lungo sonno, sentendosi assolutamente se stessi.
P: Come è stato con mio padre.
A: Esatto, come è stato con Suo padre. Aumentano però coloro i quali affermano che gli Equivalenti, o almeno alcuni di essi, sono persone differenti dagli Originali, che hanno pieno diritto, se lo desiderano, di non interpretare il ruolo che gli si impone collocandoli e ingabbiandoli nella vita precedente, ma piuttosto di scegliere liberamente un nuovo modo di concepire e condurre la propria vita di clone dopo il Risveglio. Cosa ne pensa Lei?
P: Vede, la scienza ha fatto passi da gigante. Questo però non significa che è in grado di spiegare tutto. Le ho detto prima che il 99.7% delle clonazioni riescono a perfezione. Sa questo cosa significa?
A: No, ci illumini.
P: Significa che lo 0.3% degli Equivalenti è, per così dire, “difettoso”. La Natura è potentissima e il DNA trova il modo, a volte, di modificarsi autonomamente per ragioni a noi ancora sconosciute. Grazie al processo di Rigenerazione efficiente ed incontaminato ormai del tutto automatizzato il “difetto” oggi non si rivela praticamente mai con una eclatante tragedia come nel caso di Minsk. Tuttavia, per motivi ancora non noti, alcuni cloni sembrano sviluppare una propensione per un percorso diverso rispetto al loro Originale, magari un sogno nel cassetto abbandonato nell’infanzia, o forse un impulso verso l’ignoto, chi lo sa. Questi Equivalenti decidono di cambiare il corso della vita dei loro Originali, dando un senso a quello che un tempo avrebbero chiamato “libero arbitrio”. E questo cambiamento verso un percorso di vita alternativo per lo più non fa del male a nessuno, quindi non ritengo necessario soffermarmi ulteriormente sui cloni imperfetti, che in fondo sono del tutto simili a quegli Originali che, in maniera apparentemente improvvisa, decidono di cambiare la propria vita.
A: La ringrazio ancora di essere stato con noi ed aver risposto così sapientemente a tutte le nostre domande.
Passiamo adesso alla cronaca. Al largo della costa di….
Ottavia spense la televisione. Ormai aveva sentito abbastanza. Guardò lo zaino con le cose da portar via, quasi pronto. Avrebbe atteso il Referendum prima di partire. E poi via, senza rimpianti. Gli anziani genitori che l’avevano rigenerata faticavano ancora ad accettare la sua decisione, convinti com’erano che avrebbero potuto averla accanto in vecchiaia per prendersi cura di loro. Che motivo egoistico per farmi rinascere, pensò l’Equivalente. La vecchia Ottavia l’avrebbe fatto: accudirli fino alla loro morte, magari per altri vent’anni. Lavorare ancora in quell’ufficio puzzolente e noioso, accumulando denaro per pagare capricci, farmaci e cure ai genitori. Annullare la propria vita per loro. Molto nobile, certo, ma Ottavia era morta e lei, pur nutrendo un affetto sincero verso i genitori, non sperimentava la stessa devozione che animava la sua Originale e che l’aveva spinta a rinunciare ai suoi sogni. Il clone guardò attorno a se, una casa piena di cose che ricordava, ma che in realtà non aveva mai visto o toccato o vissuto fino all’anno precedente. Aveva meditato a lungo, insofferente alla vita della vecchia Ottavia, e ormai aveva deciso: i genitori potevano cavarsela da soli. Si sarebbero visti e sentiti ogni tanto, li avrebbe aiutati come poteva, ma adesso toccava a lei vivere, e voleva vivere come meritava. Si era licenziata dal vecchio ufficio, aveva chiuso con tutte le vecchie relazioni, occasionali e scadenti, ed infine si era preparata a partire. Avrebbe girato il mondo, fotografando ogni luogo, ogni volto, ogni atomo che avesse visto e meritato la sua attenzione. Avrebbe osato, stavolta: niente di sicuro, niente di certo, solo il desiderio bruciante di realizzare le proprie passioni nascoste. Avrebbe avuto scarse possibilità di successo, metteva in conto anche l’eventualità di tornare a casa dopo un po’ con la coda fra le gambe. Ma lei stessa era nata e bollata come un “insuccesso”, come una cosa “difettosa”: quello 0.3% di cui parlava quel tale in TV. Quindi aveva deciso di assecondare la propria stessa natura: “Se io sono un’anomalia, allora meglio vivere da anomalia: chissà che non mi riesca addirittura di essere felice.”
https://steemit.com/ita/@piumadoro/the-butterfly-effect-l-anomalia