Addio, Micron

Questa lettera è un breve omaggio scritto nel novembre 2018, quando improvvisamente il mio amato gatto morì a soli 5 anni. Guardare le sue foto e i ricordi dei momenti ad esse connessi, mi emoziona ancora oggi, a distanza di tempo.

Al mio gatto Micron,

delizioso compagno,

perfetto coinquilino (a volte c.d.m.)

e scontroso ma tenero felino.


Coi tuoi canini
Mi hai inciso a fondo il cuore;
Ma dolcemente

Mio caro dolce micino,

è trascorsa appena una settimana da quando mi hai lasciato, ma sembrano anni che non accarezzo il tuo pelo vellutato e folto.

Te ne sei andato all’improvviso, così come eri arrivato.

Un giorno non sei venuto ad incontrarmi rientrando da lavoro. Non così strano. Ma poi non hai cercato l’umido la sera. Strano, molto strano, tu che di solito lo chiedevi già dal tardo pomeriggio, attirando l’attenzione dei passanti in corridoio a suon di morsetti alle caviglie e miagolii di aspro rimprovero, e bussavi alla porta della dispensa indicando a tutti dove si nascondeva il paradiso delle scatolette.

Veterinario.
Analisi.
Ecografia.
Diagnosi.

Te ne sei andato in cinque giorni, piccolo micino mio, portato via da quel linfoma epatico già infiltrato al duodeno, al pancreas e chissà a cos’altro. Non ci hanno proposto nemmeno di provare con la chemio. Era troppo tardi.

Avevi solo 5 anni.

Te ne sei andato quella mattina mentre ti accarezzavo, ormai allo stremo delle forze, nonostante le flebo, il cortisone, l’antibiotico e altre mille diavolerie che ti privavano della dignità e della libertà di morire in pace, compresi i pannolini per l’incontinenza. Non avevi la forza per opporti più a nulla ormai, proprio tu che eri sempre stato energico e orgoglioso, virile e forte più di tanti maschi umani che conosco. Hai sofferto così tanto, nel tuo ultimo giorno, che alla tua morte mi hai donato un senso di sollievo, e nonostante il dolore per la tua perdita hai asciugato le lacrime che quasi incessantemente ingombravano il mio viso durante gli ultimi cinque intensi giorni in cui mi sono presa cura di te.
Ripensare a quei momenti mi stringe il cuore e mi fa piangere tutt’ora di dolore e tenerezza e d’impotenza.

Mi manchi tanto, piccolo mio.

Mi manchi la mattina, quando mi alzo e nessuno più mi segue in bagno per bere dal bidet; mi manchi la sera, quando sazio ti raggomitolavi sul mio letto in attesa che arrivassi. Mi manchi la notte, quando mi confinavi ad un angolino del letto… ma quanta serenità mi dava quel contatto delle gambe col tuo corpo caldo e pesante!

Mi manca averti in giro o venirti a stuzzicare mentre ronfi, tu che, sordo da sempre, accoglievi con un minaccioso <<Grrrrrgrrrr!>> chi turbava il tuo riposo toccandoti. Mi manca trovarti nella vaschetta per la biancheria o in qualche scatola o in qualche busta, o in qualunque altro luogo che potesse darti rifugio.

Mi manca tanto la tua voce, o sentire le tue proteste vocali unite a un feroce bussare alla porta se per caso ne tenevamo qualcuna chiusa. Odiavi le porte chiuse, ti facevano sentire escluso, e ce lo ricordavi senza remore.

Mi manca vederti rotolare a terra la sera, mentre ti contorci come Ryuk in crisi d’astinenza: lui da mele, tu da scatoletta.

Mi mancano le tue strane pose di cui facevi sfoggio soprattutto mentre dormivi.

Tutto questo manca tanto anche alla mia sorellina (la “zia”), che ti ha portato da me e ti ha cresciuto con me come fossi anche suo.

Ci manchi.

Ti chiamavamo “maglioncino”, io e lei, perché era ciò che sembravi quando ti appollaiavi sui nostri letti, e il mio cuore perde un colpo tutte le volte che vedo un indumento nero giacere lì dove ormai non ti vedremo mai più.

Però eri un maglioncino di grande eleganza, col tuo manto lucido e nero che al sole assumeva delle splendide striature dai riflessi ramati.

Il tuo pelo diventava bianco e tanto setoso su petto, pancia e zampette, assomigliando a un perfetto gentleman in smoking pronto a spezzare cuori coi suoi grandi occhi verdi e tondi e il labbruccio rosa. Quanto eri carino!

Avevi anche un bel caratterino fin da quando eri un piccolo sorcio lungo un palmo: odiavi essere preso in braccio, chi ti voleva accarezzare non doveva prenderti, altrimenti ti difendevi con le unghie e con i denti. Nonostante ciò, eri così bello e a volte anche stronzo che per tutti diventava inevitabile prenderti in braccio nonostante le conseguenze, per coccolarti o giocare o a volte solo per darti un po’ fastidio.

Sei sempre stato molto deciso e curioso, e (forse) per la tua sordità non perdevi occasione per lasciarti incuriosire dalle cose che invece spaventano gli altri gatti, come l’aspirapolvere, i cantieri e le vasche da bagno.

Ci siamo tenuti compagnia a lungo, prendendoci cura a vicenda e sdrammatizzando l’uno i problemi dell’altro. Sei stato un coinquilino speciale e perfetto, così complementare al mio carattere: ci piaceva farci un po’ gli affari nostri, apparentemente indifferenti, ma in realtà tenevamo entrambi un occhio sempre vigile sull’altro e i suoi bisogni. Anche se tu facevi il finto tonto, so che ti sono mancata durante il mio anno in Spagna, e mi hanno raccontato che andavi a frugare la mia stanza e poi, constatata la mia assenza, piangevi, miagolando forte per il disappunto.

Se ero triste, mi venivi accanto. Non facevi niente, semplicemente mi stavi vicino, e se ti accarezzavo troppo ti spostavi, ma sapevo che sentivi il mio dolore e con la tua presenza provavi ad assorbirlo.
Se studiavo, abbandonavi i tuoi angoli preferiti per dormire sui miei libri. Certo, mi facevi provare un’incredibile invidia, ma era bello avere la tua compagnia a portata di mano.

Quando stavo al computer, mi aiutavi a digitare i tasti. Adoravi sdraiarti sul portatile, e grazie a te ho scoperto che si può capovolgere lo schermo con una combinazione di tasti o cancellare definitivamente un elemento del desktop. Appena qualche mese fa, cancellasti la cartella “Micron” con tutte le tue foto, senza possibilità di recupero. Un caso, senza dubbio; ma pensarci adesso mi fa venire i brividi. Per fortuna che era solo una raccolta di immagini sparpagliate nell’hard disk esterno, che ho potuto spulciare in questi giorni trovando circa mille foto in cui ci sei tu. Quanti bei ricordi!

E poi adoravi andare a casa dei “nonni” durante le vacanze. Ti aggiravi per le stanze e i grandi piani della casa come una pantera a caccia, e silenzioso scendevi e salivi le scale alla ricerca dell’angolo migliore. Arrampicarti fra le brocche sul frigo o mimetizzarti in uno dei tanti presepi sparsi per la casa ti piaceva da morire… anche se a mia mamma un po’ meno, visto che riuscivi sempre a rompere qualcosa.

Diciamo che non eri dotato di particolare grazia nel muoverti, o forse ti sentivi meno ingombrante di quanto effettivamente fossi, mentre ti aggiravi fra gli oggetti come un elefante in un negozio di cristalli.

Adesso riposi felice fra due pini del giardino di quella stessa casa che amavi, e spero che mordicchi nuvole e insegui farfalle nel paradiso delle scatolette.

Hai reso la mia vita più bella, donandomi inaspettatamente qualcosa che avevo sempre desiderato.

Ti ricorderò sempre, mio piccolo dolce micino.

In ricordo di te

Addio Micron, ti voglio bene.

Questo articolo è stato scritto per la prima volta su Steemit a questo link:

https://steemit.com/ita/@piumadoro/addio-micron

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