Libertà di scelta e obiezione di coscienza

Questo articolo è stato scritto nel novembre 2018 prendendo spunto da una petizione online sull’interruzione di gravidanza, un diritto che purtroppo, nonostante il nostro Paese si definisca “civile”, non viene ancora oggi garantito adeguatamente come è invece previsto dalle Nostre Leggi. L’argomento mi interessa come donna e non solo; credo che nonostante il tempo trascorso, un argomento tanto complesso e delicato non passi mai di moda e possa generare riflessioni e discussioni stimolanti per la crescita personale e l’ampliamento dei propri orizzonti.

I Fatti

Come molti, sono iscritta a un noto sito di petizioni online. Leggo la proposta, valuto, decido se firmare o no e poi cancello l’email. Coinvolgimento emotivo minimo e momentaneo: non si può dedicare troppo tempo a nulla in questa frenetica vita.

Stavolta, però, ho ricevuto una petizione che ha smosso qualcosa di più dentro di me, e che se avessi potuto avrei firmato 10 volte: 4 ginecologhe non obiettrici di coscienza chiedevano la garanzia dell’applicazione della legge 194, cosa che spesso, a causa del personale ospedaliero “obiettore di coscienza”, diventa praticamente impossibile. A pochi giorni dalla firma di questa petizione, i TG hanno inoltre riportato la notizia di cronaca riguardo il provvedimento di licenziamento senza preavviso per un medico campano che si era appellato all’obiezione di coscienza in maniera impropria, mettendo a repentaglio la vita di una donna. Vi lascio i link con tutti i dettagli della petizione e quello di un quotidiano nazionale che ne parla; altri dettagli QUI e QUI,  ma per chi volesse approfondire l’argomento la rete è piena.

Associazioni di Idee

Mi sono ritrovata a pensare a me stessa diciottenne, ventenne, anche venticinquenne: una ragazzina che dipendeva ancora in tutto e per tutto dai genitori, intrappolata fra bisogni e paure che maturità e indipendenza (soprattutto economica, ma non solo) non ancora raggiunte rendevano solo parzialmente artefice del proprio destino. Ho pensato agli inevitabili batticuore per quei ritardi che avrebbero potuto cambiare completamente la mia vita, e che, sono certa, ogni donna ha provato almeno una volta nella vita.
Mi sono ritrovata a pensare a tutte quelle ragazze che mi hanno raccontato le proprie disavventure (spesso notturne) in giro per i Pronto Soccorsi, le farmacie e i consultori, non dico per abortire, ma anche solo per ottenere la “pillola del giorno dopo”, che sarebbe assurdo considerare “aborto” (a meno di essere qualche bigotto religioso o una pancina amorosa).

Mi sono ritrovata a pensare a quanto male mi sarei sentita se mi fossi ritrovata, costretta dalle circostanze, dalla paura e dall’età, a girovagare nottetempo in cerca di aiuto, ritrovandomi tutte le porte sbattute in faccia; se mi fossi ritrovata, nella peggiore delle ipotesi, a prendere una decisione drastica e dolorosa, ma necessaria, per permettere alla giovane donna che ero di continuare a vivere la propria vita e realizzarla, invece di ritrovarsi stroncata dalle responsabilità e dal peso di un figlio indesiderato prima ancora di cominciare ad avere un futuro.

Ringrazio la mia buona stella per non essermi mai dovuta confrontare con una circostanza così tremenda.
Oggi, a 34 anni, con una maturità e una condizione ben diversa alle spalle, pur non ricercando ancora una gravidanza ne affronterei l’eventualità con tutt’altro spirito, confortata dalla conoscenza delle Leggi e dei miei diritti che garantiscono quanto di più alto secondo me esista: la libertà di scelta.

Voci di corridoio

Mi è tornata in mente, fra petizione e notiziari, una discussione avuta alcuni anni fa con una mia carissima amica ginecologa. Un pomeriggio la chiamai per uscire e lei accettò: “Ti richiamo appena finisco un raschiamento e andiamo”, mi disse.


La mia curiosità mi spinse ad approfondire l’argomento e le chiesi se lei fosse obiettrice.
Ora, dovete sapere che la mia amica al secondo anno di medicina rimase incinta e nonostante avesse soli 20 anni e una strada mooolto lunga e perigliosa d’avanti, decise di portare avanti la gravidanza. Fra mille milioni di sacrifici, viaggi, autobus, problemi in famiglia, problemi col compagno e disavventure quasi da romanzo, si laureò con lode in soli sei anni, come previsto dal corso di studi (e vi assicuro che non è facile) e riuscì a entrare nella scuola di specializzazione in ginecologia, portando sempre avanti la propria professionalità in maniera quasi esemplare: specializzazione, corsi e master l’hanno fatta distinguere da molti, nonostante il tempo che doveva dedicare inevitabilmente alla necessità di ricoprire anche il ruolo di madre. Fra lavoro e figlio, la sua vita privata è sempre stata inesistente, disseccata da più pressanti necessità. Io la stimo e la ammiro tantissimo, non avrei mai avuto la sua stessa forza se mi avessero derubato così dei miei anni migliori e forse più fragili. Ha due “OO” così. Scusate la licenza poetica.

Alla mia domanda, quindi, se fosse obiettrice, rispose: “Mia cara, tu mi conosci e sai quanto amo mio figlio e che lui è la mia vita, ma solo io so quanto è stata dura in questi anni, solo io e la mia famiglia, che è l’unica che mi è sempre stata vicina. Ho fatto la mia scelta, anche se tornando indietro non lo so se rifarei la stessa cosa. Sapendo questo, credi forse che io voglia togliere questa possibilità a una qualunque altra donna che si trovasse nella me*da come mi ci sono ritrovata io? Ciascuno deve essere libero di decidere: non sarei certo io a condannare chi non se la sentisse di annientare la propria vita con un figlio al momento sbagliato”. Mi disse, poi continuò: “…anche perché essere obiettore di coscienza nel 90% dei casi non significa essere una persona religiosa, ma solo uno scansafatiche che cerca di sgravitarsi un lavoro durante il proprio turno o andarsene a casa prima. Nessuno è obiettore per fede, tutti lo fanno solo per lavorare il meno possibile. Sai quanti ne conosco? TUTTI! E tutti questi obiettori fasulli mi fanno davvero schifo, tanto più che lasciano persino le ragazzine adolescenti a girovagare da un posto all’altro, disperate e sole, abbandonandole a se stesse quando avrebbero più bisogno.”

Ah! E’ così dunque…

Lavorare poco, e quel poco farlo fare agli altri.

Una mentalità malata ma molto ben integrata in ogni ambiente, specialmente quando benedetta dalla religione. E quando plaudita da una classe politica altrettanto malata e riprovevole, che non risparmia né nord né sud, visti i vergognosi fatti di VeronaCrotone e Catania, oltre che la già citata provincia partenopea.
E con questo non voglio affatto suggerire, caro lettore, che quel ginecologo di guardia quella notte a Napoli abbia applicato con integralismo le proprie scelte religiose perché gli scocciava, alle tre del mattino, sporcarsi le mani per una donna che stava morendo dopo l’espulsione di un embrione già morto. No, certo, di sicuro era solo un brav’uomo molto convinto dei principi morali e religiosi in cui crede.

La mia opinione

Cosa penso io?

La Legge deve garantire la Libertà di scelta garantita dalla Legge stessa.


Solo questo.

Lasciamo stare gli sfaticati, la coscienza, il peccato, gli dei e gli alieni: ciascuno crede in quello che vuole, poi farà i conti con se stesso, in questa o in un’altra ipotetica vita.
Io parlo delle Leggi che disciplinano uno Stato (forse) laico e (forse) moderno, dove una scelta, quella di abortire, già di per se difficile per le circostanze, le pressioni della società, e altri mille motivi, diventa un vero e proprio calvario. La possibilità dell’obiezione di coscienza all’interno di un ospedale che offre un servizio pubblico mi sembra quasi abominevole perché irrispettosa delle Leggi di uno Stato, che sono al di sopra di ogni religione e davanti alle quali tutti i cittadini dovrebbero avere pari diritti e doveri.

Io, cittadino che paga le tasse, DESIDERO, PRETENDO ed ESIGO di poter usufruire di un servizio garantito dalla Legge presso un ospedale pubblico, pagato anche coi miei soldi, perché ne ho pieno diritto!

Un medico, che sceglie ginecologia SA PERFETTAMENTE che la ginecologia comprende la possibilità di praticare l’aborto. Se non vuoi o non puoi farlo, scegli altro: branche in medicina non ne mancano.
Un ginecologo, ma anche un ostetrico, un infermiere, un anestesista che vengono pagati dal Sistema Sanitario Nazionale, non dovrebbero mai minimamente avere la possibilità di rifiutarsi di intervenire per una qualsiasi prestazione, perché a mio parere la Legge è al di sopra della religione, ed è ciò che unisce tutti noi, cittadini di uno Stato, in qualunque cosa crediamo.

Mi chiedo quanti siano gli obiettori di coscienza nelle cliniche private, dove coi soldi si apre ogni porta.

Mi chiedo anche quanti obiettori lavorino sia nel pubblico, facendo gli obiettori, sia nel privato, dimenticandosi di esserlo.

Tanti, ci scommetto, tantissimi.

E allora, siccome i soldi girano le viti del mondo, e siccome non si può essere discriminati per la propria religione e non sarebbe lecito escludere gli obiettori dai concorsi ospedalieri, mi verrebbe da proporre, oltre a quanto avanzato dalle 4 ginecologhe della petizione di cui sopra, una riduzione di stipendio per chi non vuole praticare l’aborto.

In fondo, mi sembra equo: lavori di meno, quindi Io, Stato, ti pago di meno, perché mi crei un disservizio che devo coprire pagando qualcun altro. Se ci tieni tanto ai tuoi princìpi religiosi, non ti dispiacerà se questi peseranno sulla busta paga: avrai il cuore puro e leggero per la tua rettitudine e probità e il tuo dio ti premierà nella prossima vita. E così la libertà di scelta è garantita anche per te, ma senza che questo vada a gravare solo su chi subisce la tua scelta.

Se venisse applicata questa possibilità, secondo voi, cari lettori, quanti di quel 40% di obiettori di coscienza italiani, che al sud Italia sale addirittura al 90% (ovvero da Agrigento potresti dover andare ad abortire a Bari, perché altri ginecologi di turno non obiettori non ce ne sono, oppure manca l’anestesista o l’infermiere, che possono obiettare pure), quanti, dicevo, resteranno fedeli ai propri sacrosanti princìpi religiosi?

L’opinione altrui

Quello che penso, ovviamente, e che ho volutamente espresso in maniera un po’ provocatoria, è solo una delle mille facce della questione, parere che si è formato in me sulla base della mia educazione, della mia età, della mia maturità, delle numerose ricerche sull’argomento, della mia esperienza e delle esperienze di persone che conosco. Non è un pensiero immutabile, sebbene sia abbastanza coerente con chi sono e con la moderna società in cui vivo, quindi credo che difficilmente cambierà in maniera troppo radicale. Dal momento, però, che per me niente ha più valore del confronto, sarei estremamente felice di ricevere i pareri di tutti coloro che lo desiderano, favorevoli o contrari, per sentire punti di vista che magari mi sfuggono e poterci riflettere su.

Questo articolo è stato scritto per la prima volta su Steemit a questo link:

https://steemit.com/life/@piumadoro/liberta-di-scelta-ed-obiezione-di-coscienza

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