Amori a distanza
Quando si trascorre tanto tempo lontani dall’amat@, anche il sentimento più intenso può vacillare. Ma si può considerare tradimento se l’intimità negata si trasforma in fantasia e prende vita solo online?
Tema: L’amore in internet – Ambientazione: Giorni nostri
Dragon: Hei
Kitty: Hei!
D: Come stai?
K: Bene, tu?
D: Solito
K: Fammi indovinare: quell’infame del tuo capo
D: Ormai mi leggi nel pensiero
K: Dai, raccontami
D: E niente, storia vecchia. Quella troietta gli mostra le tette e si becca il weekend libero, mentre a me scarica tutto il lavoro
Che poi mi piace anche il mio lavoro
Solo non è giusto fare pure quello degli altri
E in più venire ripagati senza nemmeno un grazie o un bravo
Ma se ci sono minimi errori, allora sono cavoli amari!
K: Mi dispiace tanto, tesoro… immagina che adesso io ti stia abbracciando…
D: Grazie, era proprio quello di cui avevo bisogno
Che giornata di merda…
K: …e anche accarezzando…
D: Dove?
K: I tuoi capelli morbidi e profumati… poi il collo… poi le spalle…
D: Sei un angelo
Sono fortunato ad averti incontrata
K: E io ad aver incontrato te
Sei un uomo dolcissimo
Mi fai sempre venire voglia di coccolarti
E poi sei tanto intelligente
Ho imparato tante cose da te e mi hai aiutato moltissimo con la dichiarazione dei redditi
D: Ma scherzi? E’ stato un piacere! E poi… sei la mia gattina, se non aiuto nemmeno la mia micetta a che servo?
K: OMG, per le cose carine che hai detto stasera ti meriti un lavoretto speciale!
D: mmmmmh… e cosa, tesoro? Dai stuzzicami un po’…
K: Ti ricordi quella volta in cui ti è sembrato quasi che fossi lì?
D: Oddio, si! Come potrei dimenticarla? Vuoi dire che…
K: Esatto
D: Ma quanto?
K: Assolutamente niente, stavolta. E’ un regalo.
D: Non vedo l’ora!
K: Manca ancora molto?
D: Solo pochi minuti, vedo già che è online
K: Perfetto, allora mi assento un quarto d’ora, così preparo tutto quello che serve
D: Ce l’ho già duro
K: Pazienta un po’…
D: Eccola, mi chiama. A tra poco
Il jingle della chiamata Skype aveva intanto cessato di suonare. Luca cercò l’immagine di profilo della fidanzata, sistemò la luminosità della stanza per poter utilizzare al meglio la webcam e avviò la videochiamata. Una voce molto dolce e squillante gli rispose, mentre l’immagine, ancora nera, era in caricamento <<Buongiorno amore mio!>> <<Ciao tesoro… lo sai che qui è notte, vero?>> <<Certo che lo so! Però sono molto dispiaciuta di non potertelo dire ogni mattina, quindi vale per stamattina e per domattina!>> <<Se lo dici tu…>> <<Che cos’hai Luca, sembri di cattivo umore, oggi…>>
Cattivo umore?! Era di umore nero! A causa di quel maiale del suo capo avrebbe passato l’intero fine settimana a lavorare, miseria ladra! Non avrebbe avuto nemmeno il tempo per andare al cesso! E in più questa insopportabile assenza di lei lo stava uccidendo. Diciotto mesi, DICIOTTO, dannazione, ad aspettare la sua compagna, che proprio quando aveva finalmente finito la stramaledetta università, anziché accettare di andare a vivere insieme a lui, come le aveva proposto da tempo, cosa aveva avuto la brillante idea di pensare? Andarsene a fare un master in California, l’eldorado per i geologi come lei, che gongolavano fra terremoti e frane e faglie e città spaccate a metà che di anno in anno scivolano più lontane. Ci era rimasto malissimo.
Lui era già sistemato da tempo a casa propria, lavorava da 15 anni, fra altri 8 avrebbe terminato di pagare il mutuo per l’appartamento in cui viveva e aveva trovato una ragazzina speciale di cui si era innamorato e da cui era anche inaspettatamente ricambiato. Stavano insieme da due anni e rotti, ormai era ora di fare il grande passo. Ma lei aveva avuto l’università, viveva ancora a casa coi genitori, non aveva né stabilità né prospettive (un problema per lei, non certo per lui, che si era offerto di sostenerla finché avesse trovato un impiego) e soprattutto, secondo lui, non ne aveva voglia. Certo, lo amava, ma aveva pur sempre 25 anni. Mentre lui ne aveva quasi 40. Luca ricordava bene come ci si sentiva a 25 anni, con il desiderio di fare e la voglia di spaccare il mondo, ma senza caricarsi di impegni troppo gravosi. Capiva il desiderio di fare tante esperienze e vivere al meglio la propria giovinezza. Anche Luca era ancora giovane, ovviamente: continuava a uscire con gli amici, andare in giro la notte e frequentare posti cool, ma era diventato anche appena un puntino più pantofolaio, trascorrendo volentieri qualche sera in più a casa in tranquillità piuttosto che nel caos dei pub. Aveva voglia di mettere su famiglia, e la voleva con quella giovane donna che invece progettava altro. Doveva costruire la sua vita in autonomia, naturalmente, ma perché, PERCHE’ continuare a studiare dall’altro lato del mondo? Perché decidere di allontanarsi così tanto da lui?
Esperienza, certo. Prestigio, forse. Una spintarella da parte dei genitori, pure, che non avevano mai visto di buon occhio quell’uomo “così vecchio” per la propria bambina, e certo speravano che la lontananza fisica logorasse il loro rapporto. Quando Daniela gli aveva parlato del master, erano rimasti a lungo a discutere di quanto difficile sarebbe stato per loro, e lui si era opposto, dicendo che era una prova troppo dura. Alla fine, però, quella ragazzina era pur sempre la sua piccola Dany, e Luca non desiderava altro che farla felice. Così lei era partita. La amava così tanto…
…e poi c’era internet, si erano detti, e skype e whatsapp e le mail e le foto!
Ricordava ancora quegli occhioni lucidi di pianto, grandi e azzurri, che al momento di salutarsi in aeroporto gli snocciolavano la lista dei mezzi che li avrebbero tenuti più vicini, uniti virtualmente fino al suo rientro.
Ma più vicini un bel niente! Nove ore, NOVE ORE di differenza, un altro continente, un altro pianeta completamente! A causa dei corsi di lei e del fuso orario erano costretti a sentirsi solo per mezz’ora o poco più durante la pausa pranzo di Daniela, alle 14, quando da Luca, in Italia, erano le 23. Per lui era un sacrificio enorme, abituato a dormire spesso già alle 22 e alzarsi alle 5.30 per andare a lavorare. Ma lo faceva volentieri, pur di vederla per quei pochi minuti e farsi raccontare la sua giornata. Gli unici momenti in cui potevano sentirsi un po’ di più erano durante il fine settimana, quando l’officina meccanica dove lui lavorava come ragioniere faceva mezzo orario, il sabato, e lei non aveva lezione. Purtroppo però capitava sempre più spesso che anche nel weekend Daniela, che iniziava a integrarsi a San Andreas e farsi degli amici, si recasse con loro in giro per la California o per gli Stati limitrofi, potendogli ancora una volta dedicare solamente poco tempo. Quanto gli mancava! Si sarebbero rivisti solo a Natale, e purtroppo era ancora ottobre. Lui non poteva prendere ferie perché la collega stronza dell’ufficio lo aveva battuto sul tempo, prenotando un viaggio alle Maldive dal 23 al 6 dicembre, – l’intero periodo delle feste, per la miseria! – per poi presentare il foglio ferie a cose fatte, dopo essersi lavorata bene il capo mostrandogli un servizio fotografico completo delle sue vacanze al mare, dove casualmente indossava sempre qualche striminzito bikini e sempre casualmente c’era pure qualche foto in topless. Quel citrullo aveva accettato le ferie senza nemmeno porsi il problema che magari l’altro suo ragioniere, quello che da 15 anni lavorava all’officina otto ore al giorno, spesso anche nei week end, poteva forse avere delle necessità. Comunque, ormai era fatta. Avrebbe fatto in modo da prendere le sue ferie a Pasqua o giù di lì per andare da Daniela.
Fece rapidamente i conti: da febbraio a oggi sono 10 mesi. Ancora otto alla fine di questa tortura. Dalla sua partenza, il febbraio precedente, si erano rivisti solo a inizio agosto, dopo cinque durissimi mesi di lontananza, perché nessuno dei due aveva potuto pagare il biglietto aereo o prendere ferie sufficienti per attraversare il pianeta, fare 15 ore di volo e andare dall’altro. Adesso mancavano ancora cinquanta giorni. CINQUANTA fottutissimi giorni al suo rientro per un mese intero a Natale. Quanto gli mancava! Era un’agonia.
Internet non bastava, voleva vederla. Non mancavano i messaggi fra loro, quello no, talora vere e proprie lettere; ma per lui non servivano a nulla, non alleviavano il vuoto che provava quando aveva bisogno di una parola di conforto; non alleviavano la solitudine quando nel dormiveglia allungava una mano verso il lato di Dany e toccava solo un cuscino freddo; non riempivano le domeniche, passate a volte da solo, in attesa di quella mezz’ora di videochiamata.
Fu proprio durante una di quelle domeniche solitarie trascorse ad attenderla che Luca conobbe Kitty. Navigava senza meta per le vastità della rete con Skype aperto in background, quando sul browser comparve un banner con una gattina sculettante e sensuale, che diceva “Sono Kitty, ti va di chattare con me?”. Un po’ per noia, un po’ per curiosità, Luca aveva iniziato a rispondere e chiacchierare con Kitty, che “vendeva tempo in cambio di piccole gioie e faceva fare le fusa al motore” come amava dire lei. Reticente prima, sempre più preso poi, Luca aveva sperimentato l’ebbrezza del sesso in chat, un sesso completamente costituito dalle semplici parole e dall’immaginazione. Man mano, Kitty, donna dotata di particolare sensibilità, o forse solo di maggior maturità dei 25 anni di Daniela, era diventata anche sua confidente, quasi un’amica, e lui gli raccontava alcune cose che accadevano nel suo quotidiano. Aveva trovato un rapporto in cui interessi e sincerità sfumavano i proprio contorni gli uni nell’altra, un rapporto dove l’interlocutore non era una fresca e ingenua fanciulla, che assapora appena la vita affacciandosi ad essa con l’animo pieno dei sogni di ragazza, ma una donna matura, sua coetanea, con cui condividere esperienze e visione del mondo.
E poi sapeva farlo godere senza nemmeno toccarlo. Così lui alleviava le sue pene; ma non si poteva certo dire, a suo parere, che tradisse Daniela. Nemmeno il conto in banca piangeva così tanto: senza una fidanzata da riempire di regali e portare a cena fuori stava risparmiando parecchio, quindi una parte poteva tranquillamente andare a Kitty senza nuocere a nessuno. In occasioni speciali si era concesso anche un regalino in più, usando la webcam per una sorta di “video-rapporto”. Costava, ma ne valeva la pena. Come la sera del suo compleanno, quando gli amici erano andati già via e la chiamata dell’amata tardava ad arrivare, mannaggia a lei e al suo acerbo egoismo. Si era meritato quel “servizietto speciale”. E ogni tanto lo aveva replicato, scoprendo anche dei bei giochini che forse un giorno avrebbe proposto a Daniela. Che adesso era lì, su quello schermo, lo fissava e attendeva una sua risposta.
Luca prese un bel respiro.
Osservò lo sfondo dietro l’innamorata, il paesaggio autunnale e il viale alberato che intravedeva ogni giorno, dato che lei sceglieva per videochiamarlo sempre lo stesso posto.
<<Si tesoro, sono arrabbiato, perché al lavoro mi hanno di nuovo massacrato e per colpa della mia collega sarò costretto a sbrigare la sua parte anche questo fine settimana!>>
<<Hei, ma il tuo capo è un vero stronzo! Dovresti dirgliene quattro, a lui e alla tua collega! Secondo me hanno una tresca!>>
<<Te l’ho spiegato tante volte amore, i rapporti di lavoro non funzionano così. E’ tutto molto più complicato, ci sono equilibri da mantenere e ruoli da rispettare per il bene e la serenità di tutti. Un giorno te ne accorgerai, quando lavorerai anche tu. A volte bisogna ingoiare rospi e sopportare cose che alla tua età non si sospetta nemmeno di dover sopportare nel futuro.>>
<<Ma che dici! E’ che a te manca il coraggio perché sai che il tuo capo, che è un coglione, ti licenzierebbe! Ma poi se ne accorgerebbe eccome di quello che ha perso, oh sì che se ne accorgerebbe! Tornerebbe da te strisciando e ti darebbe pure un aumento!!!>>.
I giovani! Quanta sprovveduta veemenza e sconsiderata incoscienza! Un po’ era anche questa freschezza che lo aveva fatto innamorare di lei.
Mezz’ora dopo, terminata la chiamata Skype, l’immagine sullo schermo iniziò a proiettare qualcosa di molto diverso dal bucolico paesaggio autunnale di poco prima e dal viso d’angelo di Daniela. Luca, che nel frattempo si era spogliato e messo comodo sul divano, col portatile di fronte a lui, accese il collegamento voce. Dalle casse audio si udì una voce profonda e sensuale, che con malizia e desiderio lo coinvolse subito nel gioco convogliandolo a se: <<Allora, sei pronto mio bel dragone a volare con me? Oh, ma bene! Vedo che il vento si sta già alzando! Non puoi ancora toccarlo, no, non puoi. Aspetta che ti dica io quando farlo. Guardami. Bravo, guardami, così, ecco, siiii….>>