Però forse non oggi

Nella vita sono spesso necessari dei compromessi fra le nostre aspettative e la realtà che viviamo. Quelli a cui siamo disposti a scendere ci qualificano, delineando la nostra scala di valori che spesso, a dispetto della parola “libertà” di cui ciascuno si crede paladino, è semplicemente frutto dell’epoca in cui nasciamo.

Tema: Pranzo in famiglia – Ambientazione: Dal 1970 in poi

La segreteria telefonica scattò dopo il terzo squillo senza risposta. <<Questa è la segreteria telefonica di Monia e Filippo, lasciate un messaggio dopo il bip>>: “Ciao nonna! Spero che tu possa ascoltare il messaggio in tempo. Scusa se te lo dico all’ultimo minuto, ma i genitori di Giulia mi hanno invitato in montagna da loro domani, quindi non ce la farò a venire da te. Mi dispiace! Passo dopodomani a farti gli auguri. Ciao“.

Monia mescolava il ragù, sovrappensiero.

Nemmeno Andrea verrà domani. Bene. Benissimo. Che bel compleanno. I miei figli mi hanno abbandonato – quello lì in crociera, “che a giugno costa meno”; quell’altra ha il turno in ospedale, come se non sapesse che è il mio compleanno! Poteva farselo spostare, insomma! – Appena un tantino di sale in più…: ecco, adesso sì che è perfetto. – E invece no, deve fare la crocerossina, lei! Doveva salvare le persone! Secondo me il primario doveva sposare, altro che fare l’infermiera! doveva fare la vita da gran signora a casa, come faccio io! E darmi dei nipotini! Un bel compleanno davvero: solo io e quel fedifrago di mio marito Filippo.

Monia cucinava, e mentre cucinava pensava, e parlava con se stessa. Come ogni sabato, si stava dando da fare per il pranzo di famiglia della domenica, che quel giorno coincideva anche col suo compleanno. Era un caldo inizio di giugno, ma questo non l’aveva scoraggiata dal mettersi ai fornelli dopo essersi adeguatamente vestita, pettinata e ingioiellata: poteva capitare una visita improvvisa, e una signora non doveva mai farsi trovare impreparata.

Nonostante sia i figli che il nipote avessero dato forfait, lei voleva un pranzo di famiglia come si conviene, e stava preparando ogni pietanza a prescindere dal fatto che fossero rimasti solo lei e suo marito a mangiare. Di sicuro i figli e il nipote sarebbero passati a trovarla l’indomani, così avrebbe potuto condividere quel che rimaneva, sapendo di fare sempre cosa gradita preparando anche per loro.

– Adesso è pronto. Spengo il gas e metto una bella foglia di alloro. Che poi… “Filippo” – nomen omen! – amico dei cavalli. Certo, nel suo caso delle cavalle. E quante belle cavalcate si è fatto alle mie spalle! Appartiene proprio a quella classe di traditori che non hanno mai il coraggio di lasciare la moglie per l’amante, così di amanti ne può avere tante, ma un tetto sopra la testa dove tornare c’è sempre. – Ma insomma, questo arrosto proprio non vuole cuocere! – però i succhi sono deliziosi, sarà saporito al punto giusto. Devo coprirlo con l’alluminio immediatamente, prima che si bruci; domani ultimerò la cottura e aggiungerò patate e verdure. Adesso il pandispagna. Però stavolta Filippo ha davvero esagerato, stavolta non troverà di nuovo tutte le porte aperte – oh, no di certo! Oppure forse sarebbe meglio iniziare dalla crema, così nel frattempo si raffredda. Altro che porte aperte, lo farò penare, lo sbatterò fuori di casa, lo umilierò gettando fuori dalla finestra tutti i suoi vestiti, e che parlino pure, i vicini! Ma forse non sarebbe elegante. Io sono pur sempre una signora di classe, non posso abbassarmi ai livelli di una sguattera, di una pescivendola. Forse dovrei preparargli la valigia e lasciarla elegantemente fuori dal portone. Caspiterina, dove avrò messo la frusta… eccola, che scema, l’avevo già tirata fuori. E’ che poi lui ha le chiavi ed entra in casa… devo chiamare il fabbro, ecco, si, il fabbro, faccio cambiare la serratura e poi lo sbatto fuori casa, giuro che stavolta lo faccio. E gli dirò “so tutto, io! Tu sei un porco! Come puoi offendere così tua moglie, non ti vergogni per quello che fai alla tua famiglia?! Ma dovrai renderne conto a Dio! La tua anima è nera, è macchiata dalla lussuria e dal peccato! In questa vita ti diverti a giudicare le persone, a emettere verdetti, ma un giorno sarai giudicato anche tu, davanti all’autorità massima! Io lo so, Dio lo sa, vede la mia vergogna, vede quello che mi stai facendo, tu offendi me e offendi lui! La Sua ira si abbatterà su di te!”. Si, ecco, gli dirò così. – e anche questa è pronta. Adesso sì, che posso preparare il pandispagna. Dove sono le uova? – Gli dirò proprio così, esattamente così. Dovrà vergognarsi di se stesso, della sua condotta e della sua vita stessa. Vedremo cosa avrà da dire a sua discolpa.

Quella domenica Monia iniziò a ultimare il pranzo un po’ più tardi del solito. Era quasi tutto pronto, ma il marito aveva dormito fino a tardi, e adesso trascorreva la sua ora quotidiana di toelettatura nella sala da bagno. Era rientrato in nottata, “era stato al Club”, diceva. Balle, ovviamente: lei sapeva.

Quante bugie, persino il giorno del mio compleanno! Ma non importa, non importa! Presto lo metterò alle strette, assolutamente, stavolta sarà l’ultima, gli mostrerò come uno specchio la sua anima dannata, lo dirò anche a Don Osvaldo, dovrà negargli la comunione, come minimo. Anche se… Don Osvaldo mi ha consigliato di portare pazienza, come si conviene ad una buona moglie timorata di Dio come me… ma no, non stavolta, ha oltrepassato ogni limite!

Monia continuava ad indignarsi, tormentando ogni tanto con le dita inanellate la bella collana di perle di mare, regalo del marito per il loro decimo anniversario di matrimonio e indossata quella mattina per l’occasione. Compiva 54 anni, ma la sua bellezza, come spesso avviene nelle donne bionde e dalla pelle chiara, era sfiorita già dopo i 30. Eppure era stata una delle più avvenenti ragazze degli anni sessanta e appena maggiorenne aveva fatto un ottimo matrimonio con il figlio di un notaio, opportunamente avviato verso una brillante carriera in magistratura. A 19 anni era nato il loro primo figlio; poi a 25 era arrivata la seconda. Il primogenito, un mezzo scapestrato che era riuscito a entrare nella guardia di finanza solo grazie alle conoscenze del padre, a 19 anni aveva messo incinta una poco di buono in cerca di una buona famiglia da rovinare. Il citrullo di suo figlio ci era cascato e la meretrice si era sistemata a vita. Che duro colpo per lei! E quanto si era vergognata nonostante il matrimonio riparatore! Non era riuscita ad uscire di casa per mesi. Sua nuora, poi! Aveva cresciuto il suo unico nipotino secondo assurdi princìpi libertini, lasciandolo libero, a soli 16 anni, di bighellonare con gli amici fino a tarda notte e di andare persino a casa della fidanzata! Tempi moderni! A sua figlia lei non aveva permesso di uscire sola con un ragazzo nemmeno all’università. Purtroppo non poteva più controllarla adesso che era andata a vivere da sola vicino all’ospedale dove lavorava, ma confidava nei sani princìpi che aveva cercato di inculcarle. E pregava che non ci fossero altri scandali in famiglia.

<<Buongiorno cara e buon compleanno. Sei radiosa oggi!>>, la salutò suo marito inchinandosi leggermente per darle un bacio sulla mano, appena sbarbato e profumato in una elegante giacca da camera.

Che uomo affascinante! Pensò Monia. A quasi 60 anni era più bello che mai: capelli brizzolati, nessun segno di calvizie, un fisico alto e ancora asciutto, mani affusolate, baffi irresistibili.

<<Saremo soli, oggi a pranzo. Non verrà nessuno.>>. <<Davvero?!>> rispose Lillo con una lieve smorfia di stizza, subito mascherata. <<Mi dispiace, cara, sono certo che hai faticato tanto per preparare uno dei tuoi pranzi squisiti. L’odore è delizioso. Saprò farvi onore. E vedrai che domani lo gradiranno anche i ragazzi. Allora tanto vale darti subito il mio regalo di compleanno>>, disse il magistrato sparendo un attimo nel suo studio. Tornò con un involucro argentato in mano, incartato dal loro gioielliere di fiducia. <<Per te, mia regina.>> Disse offrendo elegantemente il dono alla moglie. <<Ma tesoro, non dovevi proprio! Cosa c’è qui… oh, mio Dio! Sono quegli orecchini di smeraldo e diamanti che ho visto l’altro giorno! Come sapevi…?>> esclamò Monia estasiata davanti all’ennesimo gioiello. <<Solo il meglio per te, mia regina. Si intonano alla perfezione al colore dei tuoi occhi>> la adulava Lillo, conducendola davanti allo specchio e accostando il contenuto del pacchetto al lobo pendulo del viso della moglie.

Ha ragione Don Osvaldo, pensava Monia, devo pazientare e sopportare qualche piccola debolezza. Il nostro legame è voluto dal Signore, che ha sigillato la nostra unione finché morte non ci separi. Lui ci ha benedetti con una coppia di magnifici figli, non dobbiamo offendere Dio. Lo spirito è forte, la carne è debole. Il perdono è divino, e io devo sopportare la mia croce.

<<E adesso… mangiamo cara. Ho un certo appetito. E poi dopo pranzo ho promesso a Leopoldo di passare a trovarlo, ma non temere: tornerò presto. Se vuoi stasera ti porto al cinema. Scegli tu cosa desideri fare per il tuo giorno>>.

Leopoldo, come no. Aveva sentito sua moglie appena ieri mattina, avrebbero trascorso la giornata in campagna da amici. Di nuovo dall’amante, quindi: Che svergognati! – La mia tavola è proprio perfetta, è stata apparecchiata davvero bene! La pasta è quasi pronta – Non può passarla liscia: no, proprio no! Questa è l’ultima volta che sopporto una cosa del genere! – Certo che questi orecchini sono davvero belli, mi sento davvero una regina a indossarli – Adesso basta, gli preparo la valigia e lo sbatto fuori. Che se lo tenga lei. Adesso mi sentirà, mi sentirà eccome! Altro che Leopoldo! …

<<Che tavola meravigliosa, cara! E che preparazioni esemplari! Sei una cuoca eccezionale, cerbiattina mia, e una perfetta padrona di casa, un vero angelo del focolare come ormai non ne esistono più!>> La elogiò Lillo utilizzando persino il vecchio nomignolo di quando erano ancora fidanzati.

… Però forse non oggi. Aspetterò che passi l’estate, non voglio rovinare le vacanze ai ragazzi. E settembre è un mese difficile, ricomincia tutto, non posso appesantirli ulteriormente. E nemmeno per il compleanno di Andrea, ad ottobre. Magari dopo Natale. Si: dopo Natale farò pentire quel traditore di mio marito per tutte le umiliazioni che mi infligge, gli sbatterò in faccia la sua vita da peccatore. Però meglio non oggi. Se lo meriterebbe, ma non oggi. Per amore della famiglia e di Dio, che ci ha benedetti.

Questo articolo è stato scritto per la prima volta su Steemit a questo link:

https://steemit.com/ita/@piumadoro/pero-forse-non-oggi

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